Equo compenso: ultima sentenza del Consiglio di Stato
Una recente sentenza del Consiglio di Stato (3 luglio 2025 n. 5741) ha stabilito un principio di grande rilievo per tutti i professionisti tecnici: le stazioni appaltanti possono legittimamente introdurre nei bandi di gara clausole di non ribassabilità del compenso professionale posto a base d'asta, a tutela dell’equo compenso.
La pronuncia riconosce che la legge n. 49/2023 sull’equo compenso opera come principio generale, attuato concretamente dal Codice dei contratti pubblici (d.lgs. 36/2023).
In particolare, il Consiglio di Stato ha chiarito che:
- l’equo compenso non può essere aggirato attraverso ribassi indiretti su spese e oneri accessori;
- la Stazione Appaltante può stabilire a monte un prezzo fisso o massimo, spostando la competizione tra gli operatori economici unicamente sugli aspetti qualitativi.
- tale scelta è coerente con i principi di concorrenza, con l’art.8, comma 2, del d.lgs. n.36/2023 e con l’art. 36 della Costituzione, che impone una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità della prestazione.
La sentenza segna un passo decisivo nel consolidare l’equo compenso anche nel settore dei contratti pubblici, rafforzando la possibilità per gli Ordini professionali di vigilare e promuovere bandi che assicurino corrispettivi dignitosi e proporzionati al valore delle prestazioni intellettuali.