Presidente della Commissione Etica dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano.
Tutto è iniziato con un incontro nella primavera del 2015 con l’ing. Lensi (ai tempi responsabile delle relazioni esterne di UNI, oggi direttore generale) e il dott. Megale (consulente di UNI), incontro che definirei illuminante.
All’epoca ero agli inizi del mio secondo mandato come presidente della commissione etica ed ero preoccupata perché stavamo attraversando un momento di “impasse”. Non riuscivamo a trovare la modalità per concretizzare quella che era emersa come l’esigenza più urgente in tema di etica della professione di ingegnere: la “prevenzione”, ossia un’azione di supporto agli iscritti per aiutarli a evitare comportamenti scorretti.
Il Codice Deontologico aggiornato era stato pubblicato e la gestione delle violazioni era stata affidata, in virtù delle nuove norme emanate nell’ambito della Riforma delle Professioni, al Consiglio di Disciplina. La commissione etica quindi non doveva più occuparsi della contingenza deontologica, e poteva invece dedicarsi all’ambito etico.
Ma come? Nelle riunioni dedicate all’argomento non si era riusciti a trovare una risposta. Per questo motivo ho accolto con entusiasmo la proposta di UNI: si trattava di collaborare ad un progetto che si proponeva di sviluppare la competenza morale degli iscritti sulla base di teorie e strumenti di misurazione scientificamente comprovati e con prassi già consolidate all’estero nel campo dell’etica delle professioni.
I colleghi della commissione etica –con una sola defezione- hanno aderito volentieri al progetto e si sono messi al lavoro con molto impegno sia in termini di tempo che di energie, ed io con loro.
Che dire? Dopo tre workshop introduttivi a cura del dott. Megale e dell’ing. Lensi, si sono svolti una quindicina di incontri nell’arco di un anno (luglio 2015 – luglio 2016) per produrre 6 dilemmi etici ed il questionario di disimpegno morale. Incontri, ma anche scontri! Nove teste (di ingegneri!) che hanno dovuto trovare un accordo sulle situazioni da considerarsi dilemmatiche, sul modo di esporle, sulle motivazioni delle scelte e quant’altro…. Non è stato facile, ma è stato appassionante, interessante e stimolante.
Credo di aver imparato moltissimo, durante quel periodo. Ho imparato a dare un nome ai diversi modi di affrontare le problematiche etiche, ho imparato che l’educazione ricevuta e le esperienze vissute ci hanno portato ad avere punti di vista differenti ma che ci sono dei principi sui quali ci troviamo tutti concordi. Ho imparato che vogliamo tutti avere un’alta stima di noi stessi e siamo disposti a raccontarci bugie allo specchio per non perderla. E tante altre cose.
Un altro momento importante è stata la redazione della Prassi di riferimento UNI/PdR 21:2016 “Sviluppo della cultura dell’integrità dei professionisti – Indirizzi applicativi”, nella quale abbiamo descritto tutto il processo svolto, il suo scopo e il campo di applicazione, oltre naturalmente ai riferimenti normativi e –soprattutto- il principio di base. Il fine di questo lavoro è stato quello di mettere a disposizione di chiunque sia interessato le linee guida per sviluppare un processo analogo.
L’entusiasmo per tutta questa esperienza così nuova mi ha dato anche il coraggio di partecipare a diversi seminari, incontri, convegni come relatrice per raccontare –insieme ai rappresentanti di UNI- cos’è il progetto Codice Etico e quali scopi si propone.
E’ stata poi una grande soddisfazione conoscere e lavorare insieme ad altri colleghi che si sono appassionati al progetto ed hanno realizzato da soli un dilemma etico, diventando Ethical Leader e mettendosi a disposizione per far conoscere il progetto ad altri iscritti e promuovere la cultura dell’integrità.
Per concludere, sono felice di avere avuto l’opportunità di occuparmi di questo progetto, orgogliosa del lavoro fatto e soddisfatta dei risultati finora raggiunti, ma anche consapevole che c’è tanta strada ancora da fare per far conoscere questa iniziativa e coinvolgere un sempre maggior numero di colleghi.